Con Linda e Luca ...: Video Posts

venerdì 4 settembre 2015

La spiaggia dei tronchi smuove l'inconscio

Dunque, avevo in mente di raccontare vari momenti interessanti delle vacanze
ma gli impegni sono tanti in questo periodo per cui ne racconterò uno
e per il resto ci sono le foto.

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La spiaggia dei tronchi.

La capanna che abbiamo costruito noi.
C'è una spiaggia a Marina di Grosseto che mi smuove l'inconscio.
E' lunga un paio di kilometri ed io ne ho visti solo i primi trecento metri.
C'è una spiaggia a Marina di Grosseto che per come l'ho vissuta io
sembra rimandare a dimensioni inconsce.
E' una spiaggia selvaggia, fa parte del parco,
è viene lasciato che faccia il suo corso naturale.
La sabbia è piena di piccoli detriti naturali
mentre la spiaggia è piena di molte specie di piante, tra cui varie piante spinose,
ed è piena anche di molti tronchi di alberi portati dal mare.
Li vicino sfocia l'Ombrone che raccoglie molti alberi caduti
nel Parco dell'Uccellina e li porta nel mare. Il mare poi getta i tronchi lungo le spiagge.



E nel vedere e vivermi la bellezza di una spiaggia selvaggia
penso a come è bella la spiaggia piena di tronchi, legnetti e vegetazione.
Penso: come sono state ridotte male molte spiagge per farci gli stabilimenti balneari.
Ma soprattutto penso: mi sembra l'inconscio troppo spesso bistrattato,
allontanato, bloccato per la paura di ciò che potrebbe contenere.

Molte persone, con i tronchi degli alberi che si trovano sulla spiaggia,
costruiscono capanne. Capanne grandi e piccole. Di tutte le forme.
Anche noi ne abbiamo costruite due o tre.
Scavi una grande buca, ci pianti dentro un tronco grande a forma di Y,
blocchi bene il tronco e poi agganci alla Y tanti altri tronchi per formare
il tetto della capanna. Vengono bene, vengono belle
e funzionano: anche quando fuori il caldo è insostenibile,
dentro c'è l'ombra ed il fresco che sale dalla sabbia.

Questo rapporto diretto con la natura non domata
e questo trovarsi a costruire capanne, sentivo,
quando ero li, che mi rimandava a dimensioni umane antiche:
era come rivivere il momento in cui gli uomini abbandonano
le caverne e si inventano le "case".
Era come toccare con mano la creatività umana
che interviene nel mondo e fa comparire ciò che non c'era.



Due kilometri di spiaggia libera, selvaggia, piena di capanni.
Avrei voluto vederla tutta ma la passeggiata era troppo lunga per i nostri bambini
e non vi sono altre vie di accesso perché verso l'interno c'è il parco che la protegge.
Ne abbiamo visto una parte.

Camminare lungo quella spiaggia mi sembrava
rappresentare un tuffo nell'inconscio, un tuffo nella libertà.
E devo dire che in questo rappresentare un tuffo nella libertà
la spiaggia muoveva anche vaghi pensieri di bramosia o paura.
La curiosità di scoprire rischiava di sconfinare nella bramosia
di voler saltare i passaggi per riacquistare una dimensione perduta.
E veniva allora la paura di confondersi, di fare della libertà
il diritto a fare qualunque cosa scordando che
"la libertà è l'obbligo di essere esseri umani" (Fagioli).
Ma poi il rapporto con i bambini richiamava alla verità umana della vita:
la realizzazione sta nella disponibilità verso gli altri.















martedì 1 settembre 2015

Non muore d'inverno, rinasce d'estate


Abbiamo fatto un mese di campeggio minimalista. Siamo stati molto bene.
Ve lo racconterò piano piano.

Siamo partiti in treno con due bici, uno zaino grande, uno zaino da scuola 
ed uno zaino piccolino. 
Lo zaino grande conteneva tutto: i vestiti per 4 persone, 2 tende, 2 sacchi a pelo, 2 materassini.
Lo zaino da scuola conteneva: alcuni libri per i bimbi ed alcune medicine.
Lo zaino piccolino conteneva: il cibo per il viaggio.


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Gusci!!! Centinaia di gusci.

Gusci.

"Se fin'ora hai cantato, adesso balla".
"Non muore d'inverno, rinasce l'estate".

Decine di gusci su ogni albero. Ogni mattina.
Abbiamo preso a raccoglierli.
Decine di gusci di un qualche insetto comparivano ogni mattina alla base dei tronchi dei pini.
Ma anche su altri tipi di albero ed anche su staccionate, corde, tende, scarpe, fili d'erba.
Questo succedeva in campeggio.
E' la soluzione del mistero era semplice ma non ci avevo pensato: CICALE!!!
Dato l'assordante frinire di migliaia di cicale che sentivamo in tutto il campeggio,
tutti quei gusci dovevano essere delle cicale.


"Se fin'ora hai cantato, adesso balla" rispose la formica alla cicala che chiedeva
del cibo, nella fiaba di Esopo e poi di La Fontaine.
Ma Esopo mentiva perché la "la cicala che gode l'estate, non muore d'inverno, rinasce l'estate" (Fagioli).

Il campeggio è stato un corso dal vivo sulle cicale. Il disegno è mio.
La muta.
La muta della larva in immagine finale è un momento bellissimo ed abbiamo
avuto l'occasione di vederlo dal vivo.
Di solito avviene di notte ma ci è capitato di vedere una cicala che effettuava
la muta la mattina davanti alla nostra tenda.
Vedere la testa che esce piano piano dal guscio della larva attraverso la schiena,
poi tutta la cicala che esce fuori e lascia il guscio attaccato all'albero
ed infine le ali che si dischiudono per diventare grandi a partire da minuscole escrescenze,
è uno spettacolo della natura.
In particolare è bellissimo il processo delle ali trasparenti che si srotolano a partire da piccoli grumi sui lati della larva e mostrano via via tutte le nervature che indurendosi fungeranno da struttua.




Ciclo di vita.
Il ciclo di vita delle cicale è curioso.
Il canto delle cicale ha funzione di richiamo sessuale per le femmine (che non cantano).
Quando queste raggiungono il maschio ha luogo il corteggiamento e l'accoppiamento.
Dopo 24 ore le femmine depongono le uova fecondate su ramoscelli o sterpi.
Dalle uova, quando si schiudono, escono le larve che danno inizio
alla loro vita sotterranea. Possono restare sottoterra per vari anni
ed in una specie restano sottoterra per 17 anni.
Le larve sono prive di ali ed hanno due zampe anteriori adatte allo scavo del terreno;
giunte a maturità escono dal suolo e cercano un albero dove arrampicarsi ed effettuare la muta.
Attaccate alla corteccia dell'albero lasciano l'involucro ninfale (i gusci nella foto)
e piano piano dispiegano le ali per poi prendere il volo ed andare sulla cima degli alberi
dove vivono per qualche giorno o, al massimo, qualche settimana.
La cicala si nutre della linfa degli alberi e a tal scopo possiede una proboscide.

Si può vedere la proboscide. [Foto non nostra].

Curiosità.
In campeggio era frequente sentire delle microgoccie di liquido cadere dall'alto sulla pelle.
Alcuni dicono che sia la pipì delle cicale e comincio a pensare che sia in effetti così.

Nella specie di cicale le cui larve vivono 17 anni sottoterra, le larve escono dal suolo
tutte nelle stesso periodo ogni 17 anni.
Dato che poi tutta questa enorme quantità di cicale muore poco tempo dopo aver deposto
le nuove uova, il suolo si trova ad accogliere tutti corpi delle cicale morte
e questo crea dei cicli di 17 anni nella quantità e nelle specie di piante
che popolano i territori abitati da questa specie di cicale.
Non si sa come avviene che le larve riescano a contare i 17 anni
ed a sincronizzarsi sul periodo di fuoriuscita dal terreno.

Le larve di cicale hanno i condotti della pipì che confluiscono
verso le estremità delle zampe anteriori. In questo modo la pipì,
che esce dalle zampe, ammorbidisce il terreno e facilità lo scavare.

Mondi paralleli.
Ci sono tre mondi in pineta. Almeno tre mondi.
Uno al livello del terreno: con gli aghi di pino, le cortecce dei pini, il sottobosco, gli arbusti, i funghi, le formiche, gli animali del bosco che difficilmente si lasciano vedere ...
Un altro al livello delle chiome dei pini: con le chiome verdi, le cicale,
gli assioli (piccoli gufetti che si sentono cantare la notte quando smettono le cicale
e che vanno ghiotti di cicale), le ghiandaie (uccelli molto belli con una macchia di vivace blu sull'ala), ...
E poi c'è il mondo sotterraneo con le radici, le larve, le formiche, i vermi, ...
Questi tre mondi si incontrano raramente, almeno davanti agli occhi di noi umani.
I gufetti vivono sulle chiome lassù ed è raro vederne uno anche se di notte si riconosce benissimo il loro "chiuuu".

Le cicale, come i pini, collegano questi tre mondi.


Canto e verso
Nel parlare si dice, per esempio, "il canto delle cicale" ed anche "il canto dell'usignolo".
Ma forse dovremmo dire semplicemente "il verso delle cicale" ed "il verso dell'usignolo"
perché solo gli esseri umani cantano nel senso di produrre dei suoni
con solo scopo di cercare la bellezza e la melodia e senza seguire
una regola ed un comportamento prestabiliti.





ciao,
Guzman.