Con Linda e Luca ...: Video Posts

mercoledì 30 novembre 2011

Semplicemente foto


Oggi semplicemente foto.
[perché siamo fuori tutto il pomeriggio per visite di controllo all'ospedale]








martedì 29 novembre 2011

Cresciuti

Non so i pesi di preciso ... magari domani li pesiamo nudi,
ma siamo intorno a 2900 grammi sia per Linda che per Luca.

Sono molto cambiati, mi sembra, nell'aspetto e nei comportamenti.
Hanno la testa più tonda ed il corpo più robusto.
Hanno anche periodi di veglia più lunghi
e sono in generale più calmi
anche se sul far della sera hanno sempre delle crisi
di smania, pianto, dolore ...









Voglio ringraziare Andrea che ieri sera ci ha tenuto compagnia ed aiutato fino alle 2:00 di notte.
Grazie Andrea !!!! E' stato bello per noi stare con te.

la pulce ed il gigante




lunedì 28 novembre 2011

Trenta secondi

Nasciamo espressivi.
Nasciamo con grande capacità e voglia di rapporto.
Nasciamo sanamente irrazionali e pieni di contenuto umano.

Trenta secondi sono una vita.
In 30 secondi, quando si è neonati,
passiamo dallo stupore, alla gioia, alla paura, al dubbio,
al disappunto, all'imbronciatura.

Solo crescendo,
con le delusioni del mondo,
con le delusioni dei rapporti deludenti,
perdiamo la capacità di essere espressivi.
Perdiamo la voglia di rapporto.
Perdiamo il sano contenuto irrazionale puramente umano.
Perchè, come dicono importanti teorie,
solo gli esseri umani sono irrazionali,
gli animali sono sempre invece razionali,
precisissimi nel calcolo di cosa è utile e cosa no.

Crescendo perdiamo via via, o tendiamo a perdere, la capacità di trasformazione
e la capacità di vivere infinite emozioni in trenta secondi.

guzman.


Trenta secondi di Linda, letteralmente trenta:














domenica 27 novembre 2011

La carovana


"La carovana viaggiava sempre.
Non si fermava mai.
Per chi, come me, non era abituato ai ritmi ed ai riti della carovana
tenere il passo con gli altri era difficile.
Tutto, alla lunga, diventava una sorta di allucinazione.


Al mattino, se le quattro di notte si possono chiamare mattino,
bisognava smontare le tende.
Prima però bisognava aver rimesso nelle sacche, nelle valigie e  nelle casse 
tutto quello che era stato tirato fuori la notte prima.
I tappeti, le pentole, i fornelli, le bottiglie, le posate, i piatti,
le pelli, le lampade, il petrolio, le candele, ... e quanto era stato usato durante la notte:
aghi e filo, forbici, ... arnesi vari, tutto doveva essere risistemato al suo posto.
Dopo aver svuotato le tende da sacche, valigie e casse
si poteva procedere a smontare le tende stesse.
Si toglievano i pali, ancora di legno perché la carovana non si era mai aggiornata
ed era rimasta fedele ai ritmi ed ai modi di centinaia di anni fa,
si toglievano i vari ganci che univano le pelli ed i tessuti e che li fissavano al suolo,
si piegavano infine i tessuti e le pelli e si riponevano sui carri.

Altri si occupavano degli animali
e quando tutto era pronto si poteva partire.
La ripetizione quotidiana di queste manovre
aveva reso i membri della carovana molto efficienti
nella loro esecuzione.
Alle sei di solito eravamo già in cammino.
La giornata era scandita da una sequenza ripetitiva di azioni.
Si viaggiava lentamente per circa due ore.
La maggior parte di noi seguiva i carri e gli animali a piedi
perché sui carri non vi era posto.
Dopo due ore di cammino in strade dissestate e polverose
ci si fermava per rifocillare gli animali e le persone.
La sosta durava un'ora circa 
e si tirava fuori dai carri lo stretto necessario.
Talvolta era possibile fermarsi in qualche villaggio sperduto
e chiedere un po di acqua, vino e pane.
Dopo la pausa si risistemava tutto velocemente e si partiva
per altre  due ore di cammino.
Si procedeva con questa sequenza durante tutto il giorno
fino alle nove di sera,
ora in cui ci si istallava in un posto adatto per la notte.
Si spendevano quattro ore per mettere su le tende, allestire il campo,
preparare una buona cena, dedicarsi ad aggiustare ciò che si era rotto
ed a tenere tutto in ordine.
Finalmente si andava a letto, cioè ci si sdraiava su una pelle
dentro la tenda, e, se tutto andava bene, si dormiva per tre ore.
Ma spesso le ore di sonno si riducevano a due, una o anche nessuna
a causa di imprevisti, del tutto prevedibili, quali un branco di animali selvatici
che si avvicinava al campo, un temporale che faceva entrare l'acqua nelle tende,
il palo di una tenda che si rompeva ed andava sostituito.


L'assurdo di tutto questo è che nessuno sapeva bene dove stessimo andando.
Era chiaro a tutti che dovevamo continuare ad avanzare 
ma nessuno sapeva dove saremmo arrivati.
In più nessuno sapeva perché i ritmi ed i riti da seguire fossero quelli
ma sembrava a tutti evidente che ormai era cosi che
bisognava continuare.


Col passare del tempo tutto diventava più automatico 
ma anche più logorante.
Le strade erano sempre assolate o innevate.
Sembravano non esserci vie di mezzo.
Le distanze diventavano lunghissime e
la fatica si accumulava per poi, a tratti, sembrare sparire.


Talvolta, per condizioni avverse, non era proprio possibile allestire il campo,
per cui si mettevano su delle piccole tettoie fatte di pali e fogliame
e si dormiva seduti per quanto possibile ... "


Cosi mi sento.
Cosi ci sentiamo.
Più o meno cosi.

... e ne vale la pena.

guzman.

Una donna col suo bimbo in un accampamento di fortuna:










sabato 26 novembre 2011

Per strada

Luchino sta molto meglio con la pancia,
non ha più le crisi di dolore come prima.
In cambio Linda sembra aver cominciato
ad avere lei i mal di pancia
che le vengono soprattutto dopo mangiato
e le rendono il sonno molto difficile.

Comunque sia, quando andiamo per strada
portandoli nelle fasce
sono entrambe molto felici e tranquilli
e non si lamentano mai,
neanche quando passa l'orario della pappa.

Le fasce sono davvero straordinarie.

_____

Oggi foto per strada.








venerdì 25 novembre 2011

Qualcosa preme sulla mia pancia

E' mattino.
Qualcosa preme forte sulla mia pancia, sulle mie gambe,
e sulla mia zona pelvica.
Se fossi sveglio ci presterei maggiore attenzione,
ma dormo ed ho imparato a non farci caso.
La pressione va e viene.
A tratti diventa molto forte,
poi si calma e poi ritorna ancora più forte.
Il punto in cui avverto la pressione
varia spesso e talvolta sono due i punti in cui avverto
le forti spinte.
Le spinte sulla pancia e nella zona pelvica
arrivano ad essere cosi forti che riescono letteralmente a sportarmi nel letto
anche di vari centimetri per volta.
A forza di spinte vengo spostato di dieci centimetri o più
finché la mia testa preme forte contro una parete
e si piega di lato.
Ancora una volta non ci faccio caso.
E' strano, ma ci sono abituato.
Ne conosco incosciamente l'origine
anche se consciamente non riesco ad avere le idee chiare.

Passa mezz'ora.
Le spinte sono finite.
Adesso però qualcosa mi ha reso agitato.
Non so se è stato un sogno, il caldo o il mal di pancia.
In ogni caso mi sento agitato
e incosciamente nel sonno mi muovo e muovo le gambe.
Con le gambe trovo qualcosa su cui fare leva.
Forse una parete ... anzi no, troppo morbida per essere una parete.
Premo forte con le mie gambe.
Sento che cede.
Si sposta.
Allugno e ritiro le gambe per poi allungarle di nuovo.
Mi sono fatto un po' di posto
e quasi quasi mi dispiace
perché quella parete morbida vicino alle gambe ed ai piedi
mi conciliava il sonno.

Fortunamente quella parete morbida si riavvicina
e ricominicio a sentire le forti pressioni
su pancia, gambe, zona pelvica.
Che bello.
Mi tengono compagnia.

Mi riaddormento tranquillo.

Firmato: Luca.
[si vedano le immagini sotto e si rilegga]










giovedì 24 novembre 2011

"Oddio che bellini!" - Dettagli

Siamo in strada.
Passeggiamo con i bimbi nelle fasce.
Io ho Linda
e Maria Carla ha Luca.
Passeggiare con i bimbi nelle fasce è bellissimo.
Da calore, calma, fiducia.
E' goduria dell'anima.

Insomma, siamo in strada e passeggiamo.
C'è molta gente e, per coincidenza, il traffico è bloccato.

Sia le persone in strada che le persone dalle macchine,
vogliono vedere un pochino i due pezzettini ...
E' difficile camminare senza che ci fermino di continuo.

Davanti e dietro a noi
si sente un'unica frase ripetuta da tutti:
"Oddio che bellini!"

Dettagli




 

mercoledì 23 novembre 2011

Trasformazione

Passavano gli anni.
Ma il cambiamento sperato, la trasformazione, non arrivava.
La ricerca era sempre continuata
grazie forse soprattutto ad una sorta di autoimposizione
che diceva che quel cambiamento doveva essere possibile.
Ma quel cambiamento, appunto, tardava ad arrivare.
Peggio, non si scorgevano neanche i segni
che quel cambiamento fosse in avvicinamento.
Ed anzi, era frequente scorgere i segni
di un cambiamento in direzione contraria. Di un peggioramento.
Una sorta di machiavellico e diabolico meccanismo
faceva si che gli sforzi per andare in una direzione
si trasformassero in spostamenti nella direzione contraria.

Lo schema si ripeteva da anni.
Il meccanismo era chiaro in tutte le sue dinamiche.
Chiaro come lo è un meccanismo con leve, molle ed ingranaggi
quando se ne sono scritte le equazioni che lo regolano.

Un solo aspetto sfuggiva ancora alla comprensione
ed era quale fosse la fonte di energia di quel meccanismo perverso.
Cosa faceva funzionare quel motore ?
Qual'era il carburante ?
Perché continuava ad alimentarsi anche dopo anni
che sembrava che la benzina gli fosse stata tolta ?

Bramosia, residui di rabbia, residui di odio (forse).
E poi sotto ancora: bisogno.
Questa era la benzina, il bisogno.
Il bisogno di conferme, il bisogno di rassicurazioni
rendeva ogni occasione di crescita
un rischio mortale di delusione,
trasformava la possibilità di riuscita in angoscia di fallimento.

Ad essere onesti,
forse negli anni il bisogno era un po' diminuito
ma il motore azionava ancora con grande potenza il meccanismo invertitore
ed i tentativi di trasformazione, i tentativi di rinascita,
diventavano momenti di astrazione e perdita di rapporto con la realtà.

Mancava qualcosa che bloccasse quel meccanismo
o che lo facesse funzionare in maniera diversa.
Mancava una piccola leva forse, o un piccolo ingranaggio.


Anzi no.
Due.
Erano due i pezzetti che mancavano perché tutto funzionasse a modo.

Due piccoli pezzettini.
Due piccoli pezzettini avrebbero risolto il problema.
Adesso lo so.

Adesso che due piccoli pezzettini hanno risolto il problema.

Traduco:
Linda e Luca mi costringono alla trasformazione.
Mi costringono a riuscire le separazioni mai riuscite.
Mi costringono a crescere ed a superare
le crisi ed i fallimenti irrisolti.

Adesso il meccanismo fila via molto più fluido
e soprattutto nella direzione giusta.
Senza più quella componente autolesionesista
che gli faceva invertire il senso delle spinte.

Adesso è necessario.
Adesso la capacità di trasformazione risponde
a un'esigenza di presenza umana
alla quale mi piace non sottrarmi.

guzman.